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Cesare Pietro Silvestrelli, questo era il nome del beato Bernardo, prima di entrare nella Congregazione dei Passionisti.
Bernardo nacque a Roma in un palazzo della Roma antica in piazza della Minerva, il 7 novembre 1831, fu battezzato il giorno stesso. Il padre era un nobile di Tuscania in provincia di Viterbo e si chiamava Gian Tommaso e la moglie era la marchesa Teresa Gozzani da Casale Monferrato in provincia di Alessandria, insomma una famiglia illustre e ricca che possiede abitazioni in città, vasti possedimenti terrieri nell'agro romano e un allevamento di cavalli di razza.
La loro ricchezza fondamentale era però la fede cattolica professata e praticata con assiduità. La preghiera iniziava e chiudeva la giornata. Spesso la messa la celebravano nella loro cappella privata e andavano sempre a messa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Due fratelli di Cesare prenderanno parte attiva alla storia d'Italia. Luigi sarà deputato al Parlamento. Il nipote Tommaso Tittoni sarà senatore e ministro degli esteri nei governi Giolitti e Nitti.
La famiglia ha in casa una cuoca, due domestici, una governante per le ragazze, il precettore ecclesiastico per l'assistenza scolastica e la formazione cristiana: è un seme che viene seminato e che porterà frutto a suo tempo.
Dai 9 ai 16 anni frequenta il Collegio romano dei gesuiti, applicandosi a studi che si possono equiparare alle medie, ginnasio e liceo di oggi, il giudizio espresso su di lui fu: buono nella pietà, assiduo ai sacramenti, adolescente di ottima indole. Sappiamo per certo che praticava la caccia, però spesso lo si vede raccolto in lunghe meditazioni nella cappella di casa dove viene celebrata la Messa con lui che fa il servizio da chierichetto.
Purtroppo nella sua famiglia arrivano i lutti e quindi l'esperienza del dolore più profondo: il fratello Giuseppe era morto nel 1832 quando Cesare aveva pochi mesi. Nel 1845 gli muore la sorella Caterina all'età di otto anni. La mamma morirà nel 1848 e il Padre nel 1853.
Dal padre apprese bontà d'animo, impegno per la pace e la beneficenza, cercando di alleviare le sofferenze del prossimo.
Pur in mezzo a tanti beni fu educato a far buon uso di essi. Non fu un fatto di né attaccato né spendaccione: userà infatti tutto il suo patrimonio per ricomprare i conventi confiscati dal governo italiano.
Nell'ambiente familiare venne educato alla meditazione, alla devota frequenza dei sacramenti, all'abbandono alla volontà di Dio, al valore profondo e ultimo della salvezza: tutto questo ritornerà nei suoi scritti futuri.
Cesare ormai ha 23 anni è un giovane maturo e arriva il momento delle scelte. Due fattori intervennero nella sua vocazione religiosa che influirono dopo la morte del babbo (1853) in modo determinante: in primo luogo la profonda impressione che suscitò in lui l'assistenza ad una persona cara nella malattia e vedendola passare alla vita eterna senza una pace di coscienza.
La meditazione sulla caducità delle cose terrene e il supremo valore della vita eterna; il secondo episodio fu quello della battuta di caccia che vedremo tra poco.
Così nel 1854, dal 21 febbraio al 21 marzo, volle fare un corso di esercizi spirituali nella casa dei Passionisti dei santi Giovanni e Paolo sul colle Celio. Nel salutare i fratelli regala un Crocifisso d'avorio a ciascuno dice: non si sa mai cosa il Signore vorrà da me.
Durante quel periodo, pregò il beato Paolo della Croce, si incontrò con insigni Passionisti, assaporò la bellezza austera e la serenità della vita passionista.
Il fratello Luigi gli fece visita dicendogli che sarebbe stato meglio per lui intraprendere la carriera ecclesiastica piuttosto che nascondersi in un convento, ma Cesare non tornerà più a casa, facendo richiesta di entrare nel noviziato dei Passionisti e si recò nel Ritiro di San Giuseppe sul Monte Argentario dove visse un anno di prova, iniziando così l'esperienza della vita religiosa.
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Ma come sorse la sua vocazione?
Avendo già premesso l'episodio della si pensa ad una persona malata, Cesare forse sentì parlare a Roma di Paolo della Croce, beatificato nel 1853 Fondatore di una nuova Congregazione religiosa.
L'occasione che lo ha determinato da vicino fu una battuta di caccia sui monti del Cimino, in compagnia di un suo amico, sorpresi dalla notte chiesero ospitalità le Passionisti di Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo.
Il volto di quei religiosi, il silenzio, la solitudine e la preghiera in nome della Chiesa favore di tutti gli uomini che si respirava nel convento, soprattutto il canto dell'Ufficio divino che si innalzò a notte fonda e dal quale Cesare fu svegliato dolcemente e lo affascinarono al punto che gli fecero dire: questo è un paradiso! Possiamo affermare che l'urgenza della salvezza dell'anima e la bellezza di quell'esperienza, anche se di poche ore, lo folgorarono.
Bernardo conosceva già i Passionisti fondati da Paolo della Croce che fu beatificato nel 1853. San Paolo della Croce Fondatore dei Passionisti aveva fatto costruire il suo primo convento sul Monte Argentario nel 1733 dedicato alla Presentazione di Maria Santissima al Tempio, successivamente per motivi legati alla malaria, ne fece costruire un'altro intitolato a San Giuseppe e destinandolo a casa di noviziato: Cesare Silvestrelli ci giunse il 25 marzo 1854, proprio sotto la protezione di Maria nella solennità dell'Annunciazione.
Vestì l'abito passionista il 7 aprile iniziando così ufficialmente il suo noviziato, col nome di Luigi del Sacro Cuore di Maria. I Passionisti vivevano di elemosine, nella penitenza e nella preghiera, alzandosi di notte per la preghiera e anche di giorno facevamo lunghe ore di meditazione, nuovi criteri di comportamento, frequenti digiuni e astinenze.
Le forze gli vennero meno e lo assalì la tristezza e la noia. Cesare cercò di adattarsi ma gli fu difficile, lo colse la malinconia e dovette lasciare; per lui fu un duro colpo che sopportò con umile sottomissione alla volontà di Dio, ma rimase nel convento della Presentazione come studente teologo, perché era convinto che Dio lo chiamasse alla vita religiosa, mettendo le basi di quella cultura biblica, patristica e spirituale che sarà la sua caratteristica.
Ci rimarrà quasi due anni, crescendo nello spirito di preghiera, nella devozione alla Madonna alla quale chiese la grazia di riuscire bene nella vocazione religiosa passionista.
Il 22 dicembre 1855 venne ordinato sacerdote. Celebrava la Santa Messa come se fosse la prima e l'unica. Ma l'ideale passionista lo affascinava e rimessosi in salute rinnovò la domanda di entrare nella Congregazione passionista e venne mandato a Morrovalle dove egli giunse il 1 aprile del 1856; il 27 aprile inizierà per la seconda volta il noviziato col nome di Bernardo Maria di Gesù.
Alcuni mesi dopo, il 10 settembre arriverà Francesco Possenti il futuro S. Gabriele dell'Addolorata: quando lo vide vestito tutto per bene disse: ma dove vuole andare questo damerino? La nostra vita è dura, penitenze, preghiere, digiuni, ore di preghiera.
Dopo pochi giorni, ascoltando la risonanza di una sua meditazione disse, come una profezia: questo damerino ci passerà avanti a tutti. Tutti e due gareggiavano nella ricerca della santità. Si legò con affetto fraterno a San Gabriele che lo aveva conquistato, anche Bernardo progredì molto nel cammino interiore e nell'acquisto delle virtù. Il 28 aprile 1857 farà la sua professione religiosa, cioè prenderà i voti.
Fatta la professione il 28 aprile 1857 e avendo avuto Norberto Cassinelli (oggi venerabile) e Gabriele Possenti (oggi santo) come testimoni, Bernardo va nel convento di Recanati, vicino al santuario mariano di Loreto, fino al 1861.
Gli eserciti pontifici furono sconfitti dall'esercito piemontese nella battaglia di Castelfidardo (AN) il 18 settembre 1860. Il ritiro di Recanati fu utilizzato come ospedale provvisorio. Ritornerà a Morrovalle, ma nel 1864 con la soppressione a seguito dell'unità d'Italia, venne chiuso, così ritornò a Recanati. Nonostante tutti quegli sconvolgimenti Bernardo si manteneva fedele agli impegni del noviziato e progrediva nel cammino interiore.
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Per la grande stima che già godeva in Congregazione, dal 1865 al 1869 fu maestro dei novizi, egli si distinse per scienza e pietà, era esigente, ma paterno, nel 1886 diede alle stampe i Trattenimenti Spirituali ad uso dei novizi Passionisti, certamente pensato in quel periodo come metodo per guidare i giovani nella vita religiosa passionista.
Per loro traccia un cammino basato sull'apprezzamento e la fedeltà alla vocazione; l'impegno costante per crescere nella vita di preghiera; l'attenzione amorosa continua Gesù crocifisso, mediante il cuore materno di Maria Addolorata tutto questo per essere uomini di virtù in cammino verso la santità.
Il 29 giugno 1867 la canonizzazione del fondatore S. Paolo della Croce allietò e incoraggiò tutti i Passionisti. Il grande evento confortava i religiosi duramente provati in Italia e li incoraggiava a vivere con fedeltà a quella regola di vita che egli aveva tracciato sotto la luce dello Spirito di Dio e aveva illustrato con la sua vita.
Bernardo, che tanto venerava San Paolo della Croce, gioì immensamente e si impegnò a rendere vivo nel suo tempo lo spirito che egli aveva impresso alla Congregazione.
Nel 1869 conobbe il Papa Pio IX presso la Scala Santa a Roma, perché lui fu superiore di quel convento dal 27 maggio 1869: il Papa si ritirava spesso a pregare in quel convento.
La chiesa stava vivendo i tempi del Concilio Ecumenico Vaticano I apertosi l'8 dicembre 1869 sotto la speciale protezione di Maria Santissima Immacolata, ma fu sospeso il 20 ottobre 1870, a motivo dell'invasione dell'esercito piemontese a Roma.
Alla vigilia della breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870, il Papa Pio IX andò alla Scala Santa e la volle fare in ginocchio così Bernardo lo accompagnò e si unì a lui nella preghiera.
Bernardo rimarrà solo con quattro religiosi presso la Scala Santa, gli altri si ritireranno nel convento dei santi Giovanni Paolo sul Celio.
Roma quindi fu annessa al Regno d'Italia, ma la Scala Santa fu considerata come di proprietà pontificia e quindi posta sotto la salvaguardia della legge sulle guarentigie, perciò Bernardo fu confermato superiore ancora dal 1872 al 1875. Il superiore Generale dei Passionisti, sotto il peso della disastrosa situazione delle comunità, il 7 ottobre 1872 decise di consacrare solennemente la Congregazione al Sacro Cuore di Gesù, unica fonte di speranza e di salvezza.
Bernardo nutriva una fervida devozione al cuore di Gesù nell'Eucaristia e la propagava; accolse perciò con ardore l'intenzione del Generale e preparò la sua comunità grande atto di consacrazione. Stimolava i religiosi a rendersi degni di Cristo e dare coraggiosa testimonianza di fedeltà e di fervore.
Nel 1875, andò, poi, a Vetralla in provincia di Viterbo perché fu eletto Consultore provinciale, ma anche lì il convento fu soppresso e molti religiosi, insieme a Bernardo, andarono in case private messe a disposizione da benefattori.
Nel 1878 in un clima di tensione all'interno della Curia generalizia tra il Generale e un consultore, Bernardo, quando non aveva ancora 47 anni, venne eletto Superiore Generale della Congregazione dei Passionisti, con suo vero dolore ed amaro cordoglio e con umilissimi sentimenti protesta di riconoscersi incapace a sostenere questa carica e prega di essere esonerato, perché mai aveva ambito a tale carica, ma un delegato del Papa con autorità lo fece accettare e resterà alla guida della Congregazione, sia pure con qualche breve intervallo, fino al 1907, venendo rieletto sempre al primo scrutinio: l'eredità del Fondatore, la povertà, la solitudine, l'orazione, l'apostolato: questi erano i problemi.
Quando Bernardo divenne superiore Generale la Congregazione contava 158 anni di esistenza, era presente in 8 nazioni, in Italia, dove per la legge di soppressione solo le comunità dei santi Giovanni e Paolo e quella della scala Santa, erano i conventi riconosciuti dalla legge civile, poi altri 13 conventi, mentre i religiosi erano 750.
A conclusione del Capitolo Generale i partecipanti, furono ricevuti in udienza privata dal Papa Leone XIII che incoraggiò tutti a continuare a lavorare per l'estensione della Congregazione e il buon compimento del suo apostolato a beneficio della Chiesa tanto combattuta.
Nel 1879 Bernardo visitò la Provincia religiosa del Nord Europa, Francia, Belgio, Olanda, nel 1881 andrà in Spagna per le nuove fondazioni, egli aveva fiducia che i religiosi spagnoli, eredi dell'ardore di tanti santi fondatori e riformatori religiosi, fossero in grado di offrire alla Congregazione passionista un apporto di nuova vita nella più assoluta fedeltà al carisma del Fondatore; problematica fu la fondazione in Argentina.
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I Passionisti erano entrati in Messico nel 1865 erano stati poi espulsi dai massoni nel 1873, per rientrare nuovamente nel 1877: Bernardo desiderava lo sviluppo della Congregazione in Messico perciò mandò validi religiosi per il suo sviluppo. Il 21 novembre 1882 eresse di nuovo la Provincia della Pietà e tra le case aperte ci fu anche quella di Moricone.
Nel 1884 Bernardo venne rieletto Generale per acclamazione. Tra il 1885 e il 1886 la Congregazione venne fondata anche in Cile, altre quattro case al Nord Italia e nel 1887 si consolidò la presenza passionista in Australia e negli Stati Uniti d'America.
Scrive diversi libri riguardanti l'origine della Congregazione perché non andassero perdute le sue radici storiche. Il decennio 1878-1888 fu abbastanza tribolato, ma assai fruttuoso per la Congregazione: moltiplicate le comunità, erette due nuove Province, i religiosi erano passati da 500 a 620.
Dalla fine dell'88 al maggio '93 Bernardo visse in diversi conventi. Da Nettuno si recò in Spagna rientrò poi nel convento di Casale presso Rimini da dove indisse il Capitolo Generale del 1890 e quindi andò a Moricone. Nell'agosto del 1890 si recò al Monte Argentario nel Ritiro della Presentazione per delle lezioni agli alunni nel convento di San Giuseppe.
Accadde una cosa insolita nella vicenda del Padre Bernardo. Non voleva più saperne di posti di responsabilità. Lo avevano fiaccato e forse anche sconcertato. Stava partendo dal convento di Nettuno quando gli apparve Gabriele dell'Addolorata, ancora non era stato proclamato santo, che gli ordinò di andare al Capitolo del 1893, Capitolo anticipato per la malattia del Generale e di accettare l'elezione a Generale.
Tutto accadde come Gabriele gli aveva detto. I Padri capitolari furono ricevuti in udienza da Papa Leone XIII che chiese: dove si trova quel santissimo uomo del padre Bernardo? Risposero: eccolo, Santo Padre, ed è nostro Generale di nuovo.
Nel suo terzo mandato di governo dal 1893 al 1899 affronta anche la traversata dell'Atlantico visitando i confratelli negli Stati Uniti.
Nel quarto mandato dal 1899 al 1905 Bernardo ormai stanco e vecchio, alla nuova elezione protesta vivacemente di non voler accettare la carica anche perché dice di voler più pensare all'anima sua.
Cominciarono i dolori alla colonna vertebrale e delle difficoltà a muovere la testa.
Al quinto mandato nel 1905, all'età di 74 anni, gli ci volle la dispensa dal Papa. I suoi confratelli si erano premuniti di chiederla in anticipo e Pio X concesse volentieri la dispensa, nello stesso anno vennero riconosciute le virtù eroiche di San Gabriele che fu quindi dichiarato Venerabile.
Bernardo con l'artrosi e le gambe gonfie iniziò un altro giro di visite alle Province: si recò in alta Italia, in Belgio, in Francia e in Spagna dove fondò un'altra Provincia religiosa.
Nel 1906 sorse un'altra Provincia negli Stati Uniti d'America: fu l'ultima eretta da Bernardo.
Il vecchio pilota avvertiva di non farcela più. Era malfermo nella salute e stanco psicologicamente a causa dei soliti problemi inerenti al suo incarico che affrontò per circa trent'anni. Egli era convinto che un superiore deve precedere tutti nel buon esempio dell'osservanza delle regole, ma la vecchiaia glielo impediva. Soprattutto volle ritirarsi per attendere di più a coltivare la vita interiore. Era questo un ritornello che ricorreva sempre più spesso.
Insistette presso il Papa per farsi dimettere dalla guida dell'istituto, alla fine il Papa, a malincuore, accolse la rinunzia il 7 luglio 1907, ma volle che Bernardo conservasse il titolo di Generale ad onore. Il 4 giugno del 1908 lasciò il Ritiro dei santi Giovanni Paolo a Roma: ormai aveva un solo pensiero: unirsi intensamente alla preghiera di Gesù nell'Orto degli Ulivi per cooperare a rendere efficace nelle anime l'amore salvifico di Dio e ottenere da Lui che la Congregazione prosperasse secondo il suo volere e l'intenzione del Fondatore. Bernardo diede un'impronta indelebile alla Congregazione passionista. Durante il suo governo la Congregazione passò da 6 a 12 Province, da 750 a 1456 religiosi.
Bernardo durante tutto il suo mandato di superiore Generale diede esempio di grande virtù nell'umiltà, sempre, alla sua elezione, disse di non ritenersi mai adeguato a quell'importantissimo ruolo di responsabilità, ma alla fine lo accettò vedendolo come volontà di Dio, impegnandosi con tutto se stesso perché potesse riuscire al meglio. Non si sentì mai padrone della Congregazione, ma fu un padre amorevole e misericordioso per ogni religioso. Scrisse molte lettere circolari richiamando tutti all'osservanza della Regola, all'impegno per procurare il bene comune, alla salvezza eterna del prossimo mediante la preghiera, come espressione del culto a Dio e dell'amore alla Chiesa.
Bernardo passa gli ultimi anni della sua vita terrena nella preghiera e nella solitudine anche se non sempre riuscì a nascondersi. Ognuno voleva il conforto di una sua parola, la luce di un suo consiglio, il ricordo nella sua preghiera, la grazia di una sua benedizione, la gioia di un incontro con lui.
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Cambiò spesso convento: per accontentare i superiori e le comunità che lo richiedevano, per sfuggire a continue visite che lo distoglievano dal raccoglimento, per timore che una sua permanenza prolungata risultasse di peso. Diceva: quando ero in buona salute ho servito tutti e invece adesso mi tocca essere servito, mi tocca recare noia.
I confratelli invece sentivano la sua presenza come una benedizione e non avrebbero mai voluto staccarsi da lui. Molti, ma inutili furono i tentativi di crearlo cardinale.
Bernardo si mostrò sempre deciso nel rifiutare interponendo anche la mediazione di persone influenti perché convincessero il Papa a lasciarlo nella solitudine del convento. Ma anche i papi si affidano a influenti mediatori perché convincano Bernardo ad accettare la berretta cardinalizia.
L'ultimo tentativo viene fatto nel 1909 dal principe Don Alessandro Ruspoli: Bernardo accoglie la proposta con un sorriso, indica con il dito il muro della stanza e risponde: “dica al Santo Padre che si mi manda il cappello cardinalizio, l'attacco a quel chiodo”. Bernardo ormai era tutto proteso verso l'eternità. Altro che porpora cardinalizia.
Tra le sue tante predizioni, ci fu quella della sua fine. Dopo essere guarito da una grave malattia a Sant’Eutizio, partì per Moricone, l'ultima tappa del suo viaggio terreno. Mentre scendeva alla stazione di Fara Sabina, dove lo accolse superiore di Moricone al confratello che lo accompagnava disse: presto morirò di una caduta all'indietro.
Il 16 giugno 1911 Bernardo giunse a Moricone. Visse gioiosamente insieme con fratelli dando a tutti l'esempio di umiltà, di preghiera, di piacevole conversazione.
In quel piccolo convento si era fatto un suo orario personale. La mattina, alle 5.00, Messa nella cappella di San Giuseppe Calasanzio, attigua alla sua camera. La sera recitava dell'Ufficio divino in camera, insieme ad un confratello.
Sforzandosi, partecipava, per quanto poteva, agli atti della comunità; gli si era incurvato il collo e le vene varicose gli davano sempre fastidio. Scherzava sulla sua malattia.
L'antivigilia della sua morte disse al fratello che lo assisteva: la mia fine è prossima e iniziò a recitare il salmo 121: quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore!
Il 9 dicembre 1911, al termine della ricreazione dopo pranzo, volle salire da solo nella sua stanza. Ordinariamente passava per la scala grande che era più comoda, ma in quel giorno invece salì per la scala secondaria così al secondo gradino della piccola, ma ripida scala, cadde all'indietro battendo la testa. Le sue ultime parole furono: Gesù mio!
La comunità accorse. Fu chiamato il medico, ma non ci fu più niente da fare. Gli fu somministrata l'unzione degli infermi, fu portato nella sua camera e dopo circa mezz'ora ritornò alla Casa del Padre. Erano le 13.35 minuti di sabato.
Bernardo aveva pensato seriamente a questa grande ora e si era preparato per poterla vivere con intensa fede, speranza e carità per entrare nella gioia del suo Signore. La notizia della sua morte si sparse a Moricone e nei dintorni.
C'era la consapevolezza che era morto un santo.